Come la lingua che parliamo influenza la nostra percezione

Come la lingua che parliamo influenza la nostra percezione

Secondo numerosi studiosi, filosofi, linguisti e psicologi, la percezione che ognuno di noi ha di se stesso e della realtà che lo circonda è profondamente influenzata non solo dall’ambiente in cui si vive ma anche dal linguaggio che si parla.

A detta delle ricerche più accreditate, infatti, la comunicazione orale ha un ruolo dominante nella definizione della propria sfera psichica, sociale e cognitiva.

Non va dimenticato che il modo in cui ci esprimiamo è stato, fin dagli albori, il mezzo principale con cui la razza umana si è distinta da quella animale.

Non a caso le popolazioni più evolute sono anche quelle che negli anni hanno saputo sviluppare le forme di comunicazione più tecnologicamente avanzate.

Il modo in cui ci esprimiamo, dunque, condiziona i nostri pensieri e le nostre attività quotidiane.

Le ricerche dell’Università di Stanford

In una recente ricerca portata avanti dalla studiosa Lera Boroditsky dell’Università americana di Stanford, ad esempio, emerge come il linguaggio condizioni anche la nostra capacità di contare. La ricercatrice ha studiato approfonditamente la tribù amazzonica dei Piraha notando come nel loro idioma non ci fossero parole che esprimessero i numeri ma solo termini generici e indefinibili come “tanto” o “poco”. Il risultato di questa mancanza linguistica è che gli appartenenti alla tribù dei Piraha hanno serie difficoltà nell’eseguire dei calcoli anche molto semplici.

Da questo esempio appare evidente l’influenza della lingua parlata nella nostra percezione intellettiva e cognitiva.

Le teorie di Benjamin Lee Whorf

Nel 1940 lo studioso Benjiamin Lee Whorf arrivò ad asserire che le lingue condizionano così tanto la nostra “forma mentis”, ossia il modo in cui vediamo e percepiamo la realtà esterna, che due soggetti che parlano linguaggi diversi avranno per sempre un approccio cognitivo diverso.

Questa teoria molto radicale venne poi messa in discussione da Noam Chomsky per poi essere rivalutata negli anni ’80 e ’90.

Chomsky è considerato uno dei padri fondatori della linguistica moderna, che è proprio la scienza che si occupa del linguaggio sotto un profilo psicologico, cognitivo e evolutivo.

La particolarità dei bilingue

Uno dei rami più interessanti dello studio del linguaggio è quello che si occupa dei bilingue, ossia degli individui che conoscono e che parlano correttamente due lingue diverse.

Generalmente si tratta di soggetti cresciuti con genitori madrelingua diversi oppure andati sin da bambini in scuole di lingua diversa rispetto a quelle della nazione di appartenenza.

Studi molto accreditati mostrano come un bambino bilingue abbia una capacità cognitiva e intellettiva maggiore rispetto ad un coetaneo monolingue, questo perché il cervello è allenato a passare da un registro linguistico all’altro molto velocemente. Altra particolarità dei bilingue è quella di avere una maggiore rapidità sia nel calcolo che nel prendere decisioni.